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Yahweh, Israele e la sardegna

Mauro Biglino e Gian Matteo Corrias ci guidano in un viaggio affascinante alla scoperta del culto di Yahweh, partendo dalla Sardegna e allargandosi al Mediterraneo.

I due autori propongono una visione che sfida le interpretazioni canoniche del rapporto esclusivo tra Yahweh e Israele, dimostrando come il culto di questa divinità fosse presente in altre regioni, ben prima dell’etnogenesi del popolo israelita. Attraverso documenti archeologici, epigrafici e biblici, esplorano una narrazione che si estende molto oltre ciò che ci è stato insegnato.

La Complessità del Culto di Yahweh nel Mediterraneo

Mauro Biglino:
“Oggi siamo qui per proseguire nel mettere tasselli al discorso che stiamo facendo, un discorso che sta assumendo, come dire, una posizione un po’ delicata perché ci costringe a ripensare al rapporto tra Yahweh e il popolo di Israele. Un rapporto che forse non era così univoco come ci è stato insegnato e che, a guardarlo meglio, si estende ben oltre i confini della terra promessa, coinvolgendo il Mediterraneo intero, inclusa la Sardegna. Abbiamo visto, ad esempio, Yahweh presente nei culti misterici delle isole greche. Insomma, sembra che Yahweh fosse a suo agio nel Mediterraneo.”

Gian Matteo Corrias:
“Assolutamente, e nel caso specifico della Sardegna, da più di due anni stiamo studiando evidenze archeologiche ed epigrafiche che testimoniano la presenza di un culto strutturato di Yahweh nell’isola. È sorprendente vedere come, con il tempo, queste prove si siano moltiplicate, rendendo la nostra ipotesi sempre più plausibile. Ad esempio, il nome di Yahweh è attestato con sistematicità nei documenti epigrafici sardi di epoca nuragica.”

Mauro Biglino:
“È interessante notare che i sistemi alfabetici utilizzati nelle iscrizioni sarde sono di provenienza orientale, come il protocananaico e il protosinaitico. Troviamo il nome sacro di Yahweh in tre forme: il tetragramma, il digramma e il trigramma. Quest’ultimo, in particolare, sembra essere la forma più antica del nome di Yahweh, attestata anche nell’iscrizione del tempio di Ammone a Soleb, associata agli Shasu di Yahweh.”

Le Prove Archeologiche e Epigrafiche in Sardegna

Gian Matteo Corrias:
(Legge un estratto di documenti epigrafici)
“Esatto, e troviamo la stessa identica combinazione alfabetica anche in documenti sardi come il coccio di Orani, che abbiamo analizzato comparativamente. Ci sono paralleli straordinari tra le epigrafi sarde e altre iscrizioni, come la famosa lamina plumbea del monte Ebal, il che ci costringe a rivedere il ruolo di Yahweh nel Mediterraneo.”

Mauro Biglino:
“Giusto, e qui ci dobbiamo fermare a riflettere. Il rapporto tra Yahweh e Israele, che ci è stato presentato come esclusivo, deve essere nuovamente esaminato. Prendiamo il ‘Cantico di Mosè’ nel Deuteronomio, dove si parla di Elyon che distribuisce le nazioni agli Elohim, e Israele è la porzione di Yahweh. Ma questa esclusività sembra limitata al popolo sacerdote, incaricato di occuparsi degli interessi materiali di Yahweh. Tuttavia, sembra che Yahweh avesse obiettivi ben più vasti.”

Il Patto Sacerdotale tra Yahweh e Israele

Mauro Biglino:
“Una riflessione che dobbiamo affrontare è proprio la natura del rapporto tra Yahweh e Israele. Il Dio della Bibbia è presentato come esclusivo per il popolo israelita, al punto che Yahweh stesso afferma: ‘Io sono un Elohim geloso’. Questa gelosia è legata al fatto che Israele è visto come il popolo consacrato a lui, separato dagli altri e incaricato di occuparsi dei suoi beni materiali. Ma ciò che emerge è un concetto di sacralità che ha poco a che vedere con l’elevazione spirituale. Essere un popolo ‘santo’ significa essere ‘separato’ dagli altri popoli e dedicato esclusivamente a Yahweh per il servizio sacerdotale.”

Gian Matteo Corrias:
(Legge dal testo del capitolo 19 dell’Esodo)
“‘Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodire la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà tra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra. Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa.’ Questo è il patto fondamentale che Yahweh propone agli Israeliti. E come hai giustamente osservato, non si tratta di una rivelazione imposta, ma di una vera e propria contrattazione. Yahweh si presenta come colui che ha liberato Israele dall’Egitto, esibendo le sue credenziali e cercando di essere accettato come il loro Elohim.”

Mauro Biglino:
“Esattamente. Non è una relazione di fedeltà incondizionata, ma un patto basato su un accordo reciproco. E ciò che mi colpisce è come Yahweh debba continuamente ‘fare campagna elettorale’, per così dire, per mantenere la sua posizione. Israele, infatti, viene scelto come popolo di sacerdoti non per portare le anime a Dio, ma per occuparsi delle proprietà materiali di Yahweh, come il bestiame e le ricchezze terrene. È un ruolo molto pratico e concreto.”

Gian Matteo Corrias:
(Legge dal Cantico di Mosè nel Deuteronomio)
“In Deuteronomio 32 si racconta come Elyon, il Dio supremo, distribuisce le nazioni agli Elohim e assegna Israele a Yahweh. Questo rende Israele un popolo speciale, ma non in termini di superiorità spirituale, quanto piuttosto come una sorta di casta sacerdotale che si dedica esclusivamente a lui. Il concetto di ‘sacerdozio’ qui non ha nulla a che fare con la vocazione spirituale che intendiamo oggi, ma è piuttosto una funzione pubblica di servizio.”

Mauro Biglino:
“Esatto, e dobbiamo sottolineare che la ‘santità’ di Israele non riguarda una particolare purezza morale, ma semplicemente il fatto di essere ‘messo da parte’ per Yahweh, separato dagli altri popoli. Questo concetto di ‘sacerdozio materiale’ ci fa capire che Israele, in quanto popolo consacrato, aveva un rapporto esclusivo con Yahweh, ma ciò non significa che Yahweh non avesse relazioni anche con altre nazioni o territori.”

La Diffusione del Culto di Yahweh nel Mediterraneo

Gian Matteo Corrias:
(Legge una fonte biblica relativa al culto di Yahweh)
“Infatti, è possibile che Yahweh si occupasse di un territorio ben più ampio di Israele, come invece è suggerito dalle fonti bibliche. Ad esempio, Yahweh viene descritto nel Teman e nell’Idumea, regioni meridionali rispetto alla Palestina. Questo ci spinge a considerare che il culto di Yahweh potrebbe essere arrivato dal sud, da regioni come Madian ed Edom.”

Mauro Biglino:
“Non dimentichiamo che Madian e Edom erano popolazioni strettamente legate a Israele. I madianiti, ad esempio, erano discendenti di Abramo, e il sacerdote Ietro, suocero di Mosè, era un sacerdote di Yahweh. Quindi, Yahweh era già conosciuto e venerato in quelle terre prima dell’etnogenesi di Israele.”

Tarshish e Sardegna: Le Tracce del Culto di Yahweh

Gian Matteo Corrias:
(Legge studi archeologici su Tarshish e Sardegna)
“E se aggiungiamo a questo la possibilità che Tarshish, menzionata nelle Scritture come una terra occidentale legata al commercio e alla navigazione, possa essere identificata con la Sardegna, allora si apre uno scenario ancora più ampio. Molti studiosi, come il cardinale Gianfranco Ravasi, hanno proposto questa identificazione che le prove linguistiche e archeologiche sembrano supportare.”

Mauro Biglino:
“Questa è un’affermazione che potrebbe scuotere molte convinzioni. L’idea che il culto di Yahweh in Sardegna possa essere antecedente all’origine del popolo di Israele è rivoluzionaria. Se ci basiamo sugli studi sui templi a megaron e sull’altare a ziggurat di Monte d’Accoddi, siamo spinti a considerare che la presenza di Yahweh in Sardegna risalga addirittura alla metà del terzo millennio a.C., ben prima dei patriarchi biblici.”

Storia del Culto di Yahweh

Gian Matteo Corrias:
(Legge una riflessione finale)
“E questo ci porta a una conclusione sorprendente: la Bibbia racconta solo una piccola parte di una storia molto più grande. Una storia che coinvolge popoli, isole e territori lontani, e che necessita di essere studiata, analizzata e, forse, riscritta.”

Mauro Biglino:
“Assolutamente. Il culto di Yahweh non può essere ridotto a una sola nazione o a una sola storia. È una narrazione che abbraccia l’intero Mediterraneo e che ci invita a guardare oltre ciò che è stato tramandato.”

Gian Matteo Corrias:
“E con questo, dobbiamo essere pronti a rimettere in discussione tutto ciò che sappiamo. La storia è in continua evoluzione, e noi dobbiamo avere il coraggio di esplorare i suoi lati più nascosti.”

Mauro Biglino:
“Giusto, Gian Matteo. E noi continueremo a farlo, passo dopo passo.”

Il dialogo tra Mauro Biglino e Gian Matteo Corrias ci porta a considerare che la storia del culto di Yahweh è molto più complessa e stratificata di quanto la tradizione monoteistica abbia tramandato. Le prove epigrafiche e archeologiche provenienti dalla Sardegna, così come da altre regioni del Mediterraneo, suggeriscono che Yahweh fosse venerato ben oltre i confini di Israele, e forse addirittura prima dell’etnogenesi del popolo israelita. Questo apre a una prospettiva che ci invita a riconsiderare non solo il rapporto tra divinità e popolo, ma anche il ruolo che la Sardegna e altre civiltà del Mediterraneo hanno avuto nella diffusione del culto di Yahweh.

La ricerca di Biglino e Corrias non è solo un invito a riesaminare la storia di Israele, ma anche a esplorare le interconnessioni tra popoli antichi che condividevano culti e divinità comuni, in un intreccio che sfida la concezione di un monoteismo rigido e univoco. È una riscoperta di un passato in cui Yahweh non era confinato a una sola nazione, ma faceva parte di una storia più vasta, estesa e complessa.

Questa nuova lettura dei testi e delle prove archeologiche è una finestra su un passato che potrebbe cambiare il modo in cui vediamo l’evoluzione della religione e della cultura nel mondo antico. Riaffermiamo, quindi, che la Bibbia, si rivela come una piccola parte di una grande storia ancora tutta da esplorare.

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