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Ritorno a Gaza: 3000 anni di sanguinose battaglie

In un recente video vi ho letto il resoconto delle battaglie di Giosuè, le aspre lotte che lui ha combattuto per cercare di conquistare dei modesti pezzi di terra, perché poi di questo si trattava. All’interno di queste battaglie erano citati i cosiddetti cinque principati dei Filistei, le capitali di questi cinque principati che erano appunto Gaza, Ashdod, Ascalon Gat ed Ecron.

Ricordo che erano anche i luoghi in cui c’era traccia degli ultimi giganti, degli ultimi anakiti: Golia era infatti originario di Gat. Se prendete una cartina di Israele, queste cittadine le vedete tutte ancora nominate: si trovano nel giro di pochissimi chilometri. Ai tempi biblici facevano parte di questa enclave filistea contro la quale Israele ha dovuto combattere per parecchio tempo, con alterne vicende.

È curioso che proprio adesso, in questo momento, questo territorio rappresenti la striscia di Gaza, cioè il territorio teatro del conflitto nel quale Israele continua a combattere ancora oggi. Sono passati ormai 3000 anni, e ci si trova nella stessa situazione. Combattono per appezzamenti di terra, veri e propri fazzoletti di terra, esattamente come nel lontano passato, come ci ricorda, ad esempio, il capitolo 17 del Libro di Giosuè.

Ashdod e l’enigma dell’Arca dell’Alleanza

Di Ashdod, uno dei cinque principati sopra citati, vi ricordo anche un altro fatto piuttosto significativo: si tratta del centro abitato nel quale i Filistei hanno portato l’Arca dell’Alleanza dopo che sono riusciti a conquistarla sconfiggendo gli israeliti nel corso della battaglia di Aphek, come descritto nel Primo Libro di Samuele, capitolo 4:1. I vincitori tuttavia l’hanno tenuta lì per poco tempo: forse perché non sapevano usarla o per qualche altro motivo.

L’Arca dell’Alleanza ha cominciato a esercitare le sue influenze nefaste producendo malattie, prostrazioni, bubboni sulla pelle, una pestilenza che venne attribuita alla presenza dell’Arca. Per questo motivo è stata in seguito spostata in varie città ma ogni volta si ripeteva lo stesso tipo di problematica, fino a quando è stata definitivamente restituita agli Israeliti dopo sette mesi (1 sam 5,6). Ricordiamo anche che ad Ashdod, così come a Gaza, c’era il tempio dell’Elohim Dagon, uno degli Elohim conosciuti e nominati dalla Bibbia come rivali di Yahweh. Dagon era probabilmente Dagon l’elohim di riferimento della confederazione dei Filistei, che risultava tuttavia essere meno presente presso il suo popolo di quanto lo fosse invece Yahweh presso gli Israeliti. Dagon resta tuttavia una figura storica molto interessante di cui parleremo in futuro.

Gat e i Giganti: Tra mitologia e realtà

A Gat, come già detto, visse Golia. Ma probabilmente non era solo. La Bibbia ci ricorda inoltre che molti dei cosiddetti giganti erano dotati di sei dita per ogni arto e riporta anche il fatto che ad un certo momento erano rimasti solo tre individui prima di scomparire dalla scena.

Significato di “bara”: intervenire nella preparazione della Terra Promessa

Spesso tradotto erroneamente come “creare dal nulla”, In realtà, “bara” significa intervenire in una situazione già esistente per modificarla. Gli esempi sono innumerevole perché il verbo è usato più di trenta volte. Uno degli esempi più eclatanti è quello in cui una delle tribù di Israele deve procurarsi un territorio per costruirsi delle dimore: in questo contesto infatti il verbo “bara” significa disboscare il terreno per renderlo idoneo all’insediamento della tribù.

Jefte e Mesha: sacrifici umani per Gli Elohim

Jefte, uno dei Giudici di Israele, è significativo per il modo in cui equipara gli Elohim di entrambe le parti durante le trattative con il comandante delle forze avverse. Questo condottiero di Israele riconosce all’Elohim degli avversari le stesse prerogative e gli stessi poteri di Yahweh. Questo evento ci conferma ulteriormente la molteplicità di Elohim e la loro concreta presenza nelle vicende umane con atteggiamenti simili e richieste corrispondenti.

La concretezza del racconto biblico è talvolta supportata anche dall’archeologia. Ad esempio la figura del re dei Moabiti, Mesha, conosciuto dalla Bibbia, è confermata dagli scavi archeologici che hanno portato alla luce una stele, detta appunto “Stele di Mesha, che ci racconta la sua storia: oggi è conservata nel museo del Louvre. La similitudine tra i racconti biblici e l’iscrizione su pietra conferma la veridicità degli eventi e la comprensione parallela delle conquiste territoriali.

Jefte e Mesha, ci racconta la stele, hanno affrontato numerose peripezie e non hanno esitato a compiere sacrifici umani (i loro figli) per ottenere l’aiuto dei rispettivi Elohim. Questo tragico parallelismo evidenzia la convinzione che tali doni fossero graditi agli Elohim, portando a risultati favorevoli nelle battaglie.

La Striscia di Gaza: Un Teatro di Antiche e Moderne Battaglie

La striscia di Gaza, teatro di antiche battaglie, continua a essere coinvolta in conflitti moderni. Questa continuità solleva interrogativi sulla natura persistente delle lotte umane per il territorio e , stando così le cose, nasce il desiderio di chiedere con un pizzico di speranza, se mai giungerà il giorno in cui gli Elohim interverranno per porre fine a tali conflitti.

In conclusione, ricordare le antiche battaglie di Giosuè (tra le tante altre) non solo offre un’ulteriore comprensione delle dinamiche storiche, ma solleva anche riflessioni profonde sulla natura molto umana e sul ruolo degli Elohim nelle lotte per il controllo dei territori anche perché la storia biblica si intreccia con le conferme archeologiche, offrendo una visione più completa di un passato ricco di inattese sfaccettature mentre per il futuro non ci rimane che formulare speranze.

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