Il conflitto israelo-palestinese, che da oltre settant’anni è al centro delle cronache internazionali, trova una delle sue giustificazioni storiche e teologiche nei testi biblici. Il “Patto di Abramo” (Genesi 15:18), ancora oggi viene evocato come base per legittimare il possesso della terra da parte dello stato di Israele. A testimonianza di questo, possiamo citare gli “Accordi di Abramo” siglati in una dichiarazione congiunta tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti il 13 agosto 2020. Successivamente, il termine è stato nuovamente utilizzato in riferimento agli accordi tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein.
Mauro Biglino, attraverso la lettura della Bibbia, offre una riflessione su come tali antichi testi ancora oggi riescano ad influenzare e sostenere rivendicazioni territoriali e politiche.
In questo articolo seguiremo fedelmente la lettura di Biglino, basata su una nuova edizione della Bibbia curata da Einaudi, riportando i passaggi più significativi che legano il passato all’attuale realtà del conflitto.
L’alleanza con Abramo (Genesi 15:18)
Mauro Biglino inizia la sua lettura riportando la promessa fatta da Yahweh ad Abramo, una delle radici della rivendicazione territoriale israeliana:
“In quel giorno il Signore – cioè Yahweh – strinse un’alleanza con Abràm: ‘Alla tua discendenza io do questa terra, dal fiume d’Egitto fino al Grande Fiume, il fiume Eufrate, ovvero i Qeniti, i Qenizziti, i Qadmoniti, gli Hittiti, i Perizziti, i Refaim, gli Amorrei, i Cananei, i Ghirgashiti e i Gebusei…’.”
Questa dichiarazione “divina” assegna ad Abramo e alla sua discendenza una vasta area che va dal Nilo all’Eufrate, includendo molti popoli già presenti sul territorio. L’autore riflette su come questa promessa sia ancora oggi citata per giustificare l’occupazione territoriale in Israele, suggerendo un parallelo tra l’antico testo e le azioni moderne.
La promessa ribadita a Giosuè (Giosuè 1:3-6)
La lettura prosegue con Yahweh che conferma la promessa fatta ad Abramo anche a Giosuè, il condottiero d’Israele che guiderà il popolo nella conquista della terra promessa:
“Io vi ho assegnato ogni luogo che attraverserà la pianta dei vostri piedi, come ho detto a Mosè. Il vostro territorio si estenderà dal deserto e da questo Libano fino al Grande Fiume, l’Eufrate, tutto il paese degli Hittiti e fino al mar Mediterraneo, a occidente. Nessuno potrà opporsi… Sii forte e coraggioso, Giosuè, poiché tu farai ereditare a questo popolo il paese che ho giurato ai loro padri di dare loro.”
Questo passaggio evidenzia come Yahweh ribadisca il patto a Giosuè, affidandogli il compito di conquistare e distribuire la terra promessa. Biglino sottolinea l’importanza di queste parole, utilizzate come giustificazione per l’appropriazione di territori a discapito delle popolazioni autoctone.
Esproprio e distruzione degli abitanti di Canaan (Numeri 33:50-56)
Uno dei passaggi più crudi riguarda l’ordine dato da Yahweh a Mosè di espropriare la terra di Canaan e distruggerne gli abitanti:
“Nelle steppe di Moab, lungo il Giordano, nei pressi di Gerico, il Signore parlò a Mosè: ‘Parla ai figli di Israele e riferisci loro: quando avrete passato il Giordano e sarete nella terra di Canaan, espropriate tutti gli abitanti del territorio davanti a voi, distruggete tutte le loro raffigurazioni; distruggete tutte le loro immagini di metallo fuso e demolite tutte le loro alture. Prendete possesso della terra e lì stabilitevi, poiché io vi ho assegnato la terra perché la possediate… Ma se non espropriate davanti a voi gli abitanti del territorio, coloro a cui avrete concesso di rimanere vi siano spine negli occhi e pungoli nei fianchi e vi tormentino nella terra in cui vivrete; così, come mi ero proposto di trattare loro, io tratterò voi’.”
Questo comando divino di esproprio e distruzione totale viene interpretato da Biglino come un precursore delle attuali dinamiche di colonizzazione e conflitto nella regione. L’ordine di Yahweh di non lasciare superstiti riflette un modello di appropriazione violenta che, secondo l’autore, continua a influenzare le politiche moderne.
La conquista di Giosuè e lo sterminio degli abitanti (Giosuè 10:28-43)
Biglino prosegue la sua lettura con la descrizione delle campagne militari di Giosuè, che vedono l’annientamento totale delle popolazioni locali:
“Quello stesso giorno Giosuè si impadronì di Maqqedà e passò a fil di spada la città e il suo re, votandoli allo sterminio con ogni essere là vivente, senza lasciare alcun superstite. Trattò il re di Maqqedà come aveva trattato il re di Gerico. Giosuè si trasferì con tutto Israele da Maqqedà a Livnà e assalì Livnà. Yahweh mise anche quella e il suo re in potere di Israele che la passò a fil di spada con ogni essere là vivente, senza lasciare alcun superstite. E trattò il suo re come aveva trattato il re di Gerico… Giosuè con tutto Israele salì da Eglòn a Hebròn e l’assalirono. La conquistarono e la passarono a fil di spada, con il suo re, le sue città e ogni essere là vivente. Non lasciò alcun superstite, come aveva fatto a Eglòn: la votò allo sterminio con ogni essere là vivente. Così Giosuè sgominò tutto il paese: la regione montuosa, il Neghev, la Shefelà, i pendii e tutti i loro re. Non lasciò alcun superstite e votò allo sterminio ogni essere vivente come aveva ordinato Yahweh, Dio di Israele.”
Questi versetti riportano una sequenza di stermini condotti sotto il comando di Yahweh, che ordina di non lasciare alcun sopravvissuto. Biglino riflette su come questi episodi di sterminio totale siano profondamente radicati nella narrativa biblica e trovino ancora oggi eco nelle giustificazioni per azioni violente in nome del possesso della terra.
La suddivisione della terra (Numeri 34:1-5)
Successivamente, l’autore legge la parte della Bibbia in cui Yahweh ordina a Mosè di delimitare i confini della terra che dovrà essere assegnata alle tribù di Israele:
“Il Signore parlò a Mosè: ‘Ordina ai figli di Israele e dì loro: Quando entrerete nella terra di Canaan, quella sia la terra che vi toccherà come possesso ereditario: la terra di Canaan delimitata dalle sue frontiere. La vostra regione meridionale si estenderà dal deserto di Tzin, fiancheggiando Edom; in tal modo il vostro confine meridionale partirà dall’estremità del Mar Morto, a oriente… Il vostro confine occidentale sarà il mar Mediterraneo – questo sarà il vostro confine occidentale.”
Questa suddivisione e delimitazione del territorio viene descritta nei minimi dettagli, segnando in modo preciso i confini della terra assegnata da Yahweh agli Israeliti. Anche qui, la narrativa biblica sembra prefigurare le attuali questioni di confini e rivendicazioni territoriali nella regione.
Il comando finale di sterminio (Numeri 31:1-18)
Infine, Biglino legge uno degli episodi più controversi del testo biblico, in cui Yahweh ordina la vendetta contro i Madianiti:
“Mosè parlò al popolo: ‘Si mobilitino tra di voi uomini per una campagna militare e piombino su Midiàn a compiere la vendetta di Yahweh contro Midiàn… Mossero, dunque, contro Midiàn come Yahweh aveva comandato a Mosè, e uccisero tutti i maschi… Mosè si adirò contro i comandanti dell’esercito… e disse loro: ‘Avete risparmiato tutte le femmine!… Ora uccidete ogni maschio tra i giovani e così fate con ogni donna che abbia avuto rapporti sessuali con un maschio. Tutte le ragazze che non hanno avuto rapporti sessuali con un maschio lasciatele in vita per voi’.”
Biglino chiude la sua lettura con questo passaggio, evidenziando l’orrore di un comando che ordina lo sterminio indiscriminato dei maschi e delle donne, risparmiando solo le ragazze (in realtà la Bibbia parla di “bambie”) vergini per i soldati. Questo episodio rappresenta, secondo l’autore, una chiara testimonianza della violenza associata ai patti divini, spesso utilizzata per giustificare azioni violente anche nel contesto moderno.
Conclusione
Questa lettura mette in evidenza come i testi antichi ancora oggi esercitino la propria influenza autorizzando azioni violente volte al possesso di nuovi territori. I “Patti di Abramo”, quindi le promesse fatte da Yahweh e gli ordini di sterminio che sono ampiamente descritte nella Bibbia, continuano a fornire una narrazione che sembra legittimare le azioni di occupazione e violenza a cui assistiamo da molto tempo. La Bibbia, scritta più di 2500 anni fa, sembra essere ancora oggi una cronaca puntuale del conflitto che infiamma il Medio Oriente.