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Sardegna: sulle tracce della civiltà nuragica

La scorsa estate, Mauro Biglino e Gian Matteo Corrias hanno esplorato alcuni dei più significativi siti archeologici della Sardegna. Attraverso quattro video-documentari, il loro viaggio svela antichi legami tra la cultura nuragica e il Mediterraneo orientale, rivelando simboli, iscrizioni e monumenti enigmatici. Questo percorso ci invita a scoprire la Sardegna come crocevia di civiltà e saperi dimenticati.

PARTE 1

Le pietre parlanti – Laconi e l’interpretazione dei menhir

Nel primo capitolo di questo affascinante viaggio in Sardegna, Mauro Biglino e Gian Matteo Corrias ci conducono nel cuore di Laconi, una delle località più ricche di testimonianze preistoriche. Qui, il paesaggio è dominato dai menhir, antichi monoliti in pietra, che non solo affascinano per la loro imponenza, ma nascondono significati che vanno oltre la mera architettura megalitica. Corrias ci spiega come il simbolismo cosmologico rappresentato da queste pietre riflette una visione del mondo che affonda le radici in una connessione tra microcosmo umano e macrocosmo celeste.

Il principio della corrispondenza tra uomo e universo si traduce nella disposizione di simboli scolpiti in questi menhir, divisi in tre registri: la testa, simbolo dell’astro solare, il corpo, che rappresenta la vita terrena, e la parte inferiore, infitta nella terra, che richiama la dimensione ctonia, cioè sotterranea. Tra gli elementi più significativi troviamo la rappresentazione del “doppio tridente”, un segno interpretato come allusione alle attività produttive o a simboli di potere.

Corrias approfondisce l’analisi delle stele, comparandole con quelle trovate in Val Camonica e Lunigiana, e sottolinea come la rappresentazione della testa del menhir potrebbe corrispondere simbolicamente al sole. Questi paralleli ci aiutano a comprendere che tali monumenti non erano solo oggetti rituali, ma anche rappresentazioni cosmologiche che riflettevano una conoscenza condivisa tra diverse culture eurasiatiche.

L’analisi di Corrias si spinge oltre, verso il campo della semiotica e del simbolismo, mostrando come le incisioni presenti sui menhir di Laconi siano intrise di significati religiosi e cosmici. Elementi come il tridente o il serpente, spesso associati a simboli di fertilità e vita sotterranea, rinforzano l’idea che questi monumenti fossero una sorta di ponte tra il mondo umano e quello divino.

PARTE 2

L’iscrizione di Perdu Pes – Un legame con le lingue semitiche

Nel secondo video, Biglino, Corrias e lo storico Luigi Sanna esplorano il sito di Perdu Pes, dove una misteriosa iscrizione su pietra ha acceso il dibattito tra studiosi. Questa iscrizione, come ci viene spiegato, rappresenta un collegamento diretto tra la lingua nuragica e il protosemitico, in particolare con il protocananaico. Nonostante la sua rilevanza, il sito è tristemente abbandonato, un riflesso della scarsa attenzione data a un pezzo così cruciale del patrimonio storico sardo.

Luigi Sanna ci guida nell’interpretazione dei caratteri incisi sulla pietra, rivelando simboli come “bet” e “shin“, strettamente legati alla scrittura protocananaica. L’iscrizione sembra raccontare storie di interazioni culturali tra la Sardegna e il Medio Oriente, con riferimenti al dio Shamash e alla casa del sole, evocando un immaginario di antichi culti solari. Ma ciò che rende ancor più sorprendente l’analisi di Sanna è il fatto che la scritta presenta elementi sia semitici sia indoeuropei, una combinazione unica che suggerisce un contesto culturale ricco di scambi e influenze.

Questa iscrizione è solo una delle tante prove che collegano la Sardegna a civiltà lontane, ma altrettanto antiche. La presenza di lingue e simboli condivisi tra queste culture getta una luce diversa sulla storia nuragica, spingendo a riconsiderare il ruolo dell’isola come crocevia di culture e saperi.

L’incontro tra le lingue non è solo una curiosità accademica, ma una finestra su un mondo in cui la Sardegna potrebbe essere stata parte integrante di una rete più vasta di scambi culturali e commerciali. Tuttavia, la mancanza di tutela e studio di questi reperti rappresenta una perdita per la comprensione della nostra storia.

PARTE 3

Il Pozzo Sacro di Santa Cristina – Un enigma tecnologico e astronomico

Il terzo video ci porta a un altro dei luoghi più enigmatici della Sardegna: il Pozzo Sacro di Santa Cristina. Questo monumento, apparentemente semplice nella sua struttura, nasconde un profondo significato astronomico e simbolico. Biglino, Corrias e Sanna ci guidano attraverso una lettura dettagliata di questo pozzo, evidenziando la precisione con cui è stato costruito, con un occhio attento ai cicli solari e lunari.

Uno degli elementi più affascinanti del Pozzo Sacro è la ricorrenza del numero 12, che rappresenta i mesi dell’anno e le case zodiacali. La scalinata, composta da 24 gradini, e i conci taurini presenti all’ingresso rafforzano l’idea che questo monumento fosse dedicato a un culto solare. Durante particolari periodi dell’anno, come dal 16 al 21 aprile, avviene una manifestazione luminosa all’interno del pozzo, creata dalla riflessione dei raggi solari sull’acqua. Questa “macchina astronomica”, come la definisce Sanna, rappresenta un esempio eccezionale della capacità degli antichi sardi di costruire monumenti perfettamente allineati con i cicli celesti.

Il pozzo di Santa Cristina non è solo un monumento religioso, ma una vera e propria opera di ingegneria che combina funzionalità pratica e simbolismo sacro. La precisione con cui è stata calcolata l’interazione tra la luce solare e l’acqua, e la ricorrenza numerologica, evidenziano la profonda conoscenza astronomica delle popolazioni nuragiche.

PARTE 4

Monte d’Accoddi – La Ziggurat sarda

L’ultima tappa di questo viaggio ci porta a Monte d’Accoddi, uno dei monumenti più straordinari e unici del Mediterraneo, definito da Gian Matteo Corrias come una “ziggurat” sarda. Questa struttura piramidale a gradoni, simile alle ziggurat mesopotamiche, ha un significato profondamente cultuale. Costruita su una base di 30 x 38 metri con un’altezza di 9 metri, Monte d’Accoddi serviva come luogo di sacrificio, un altare elevato per avvicinarsi simbolicamente agli dèi.

La ziggurat di Monte d’Accoddi si distingue per la sua monumentalità e la sua unicità nel contesto europeo, rendendola un vero e proprio tesoro archeologico. La grande rampa di accesso lunga 40 metri conduce alla sommità del monumento, dove si presume avvenissero rituali religiosi legati al culto solare e alle divinità uraniche. Come ci viene spiegato nel video, la struttura si affianca a un menhir e a un altare dolmenico, che rafforzano ulteriormente la sacralità del sito.

La connessione tra Monte d’Accoddi e le ziggurat mesopotamiche evidenzia ancora una volta il ruolo della Sardegna come crocevia di culture, in un periodo in cui i legami con il Medio Oriente erano probabilmente più stretti di quanto si pensasse. La funzione rituale di questo monumento, legata alla celebrazione di sacrifici, richiama i racconti biblici di altari costruiti per Yahweh sulle alture, come descritto nel Primo Libro dei Re.

Il sito, risalente alla cultura di Ozieri del Neolitico finale e successivamente ampliato nell’età calcolitica, è un esempio tangibile del livello di sviluppo architettonico e culturale raggiunto dalle popolazioni sarde in epoca preistorica. Nonostante la sua straordinaria importanza, come molti altri luoghi in Sardegna, Monte d’Accoddi è ancora poco conosciuto e studiato.

Conclusione

Il viaggio di Mauro Biglino e Gian Matteo Corrias attraverso la Sardegna ci offre uno sguardo unico su una terra antica, ricca di storia e mistero. Dai menhir di Laconi, che parlano di cosmologia e rituali antichi, all’iscrizione di Perdu Pes, che collega la Sardegna alle culture semitiche, fino al Pozzo Sacro di Santa Cristina, con le sue sorprendenti connessioni astronomiche, e infine alla straordinaria ziggurat di Monte d’Accoddi, questo viaggio ci mostra una Sardegna diversa, ancora tutta da scoprire.

La storia della Sardegna, spesso limitata ai nuraghi e alla dominazione fenicia e romana, si rivela molto più complessa e affascinante. Attraverso le testimonianze archeologiche, epigrafiche e monumentali, emerge il quadro di una civiltà che dialogava con il Mediterraneo orientale e che aveva sviluppato un sapere astronomico, architettonico e religioso di altissimo livello.

La riscoperta di questi luoghi e delle loro storie ci invita a ripensare il passato dell’isola, e forse, a rivalutare il suo ruolo nel contesto delle civiltà antiche. Sardegna non è solo una terra di nuraghi, ma un crocevia di culture, religioni e saperi che meritano di essere approfonditi e valorizzati.

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